Cari
Lettori, ho deciso di scrivere questo articolo, per raccontarvi una
storia vera che non avrei creduto di vivere, fino a qualche settimana
fa. Intendo evidenziarvi (perchè non voglio strumentalizzare,
attraverso fatti privati, chi ha la bontà e l’interesse di
leggermi) spunti che potrebbero capitare e/o riguardare ognuno di
voi. Magari sotto altre forme. La richiesta più o meno
indiretta di fare una scelta di parte, sulla base di un ricatto
affettivo o, peggio, di convenienza opportunistica. Ho scritto
abbastanza su come risolvere i Conflitti interiori ma, mai come in questo caso, ho
l’opportunità, come gli scienziati di una volta, di diventare
una cavia vivente.
BUONA
LETTURA
Fin
da piccolo ho ammirato mio zio Pietro (fratello maggiore di mia
madre) per la sua cultura, il rispetto della libertà (dicono
sia stato anche un partigiano) e, soprattutto, per il suo essere
stato giornalista de “l’Avanti” quando il Direttore, era
Sandro
Pertini!
“Vedi
caro Giorgio, quella del giornalista, è la professione più
importante e col maggior carico di responsabilità, perché
porta in dote l’onere e l’onore di una corretta informazione, che sta
alla base di ogni consesso civile, costituendo i presupposti per la
sua stessa sopravvivenza!”.
A
distanza di molti anni, ho potuto apprezzare il valore scientifico
del messaggio che mio zio mi affidò quando ero, da poco,
entrato nell’età dell’adolescenza.
L’informazione!
Parola
con cui, gli antichi Romani, intendevano “informare”,
nel senso di "dare
forma alla mente",
"disciplinare",
"istruire", "insegnare"
e che si trasfonde nel concetto più ampio di comunicazione,
nata, probabilmente, prima del Countdown (conto alla rovescia) che ha
portato alla nascita dell’Universo, e intesa, dagli scienziati
come “un
processo di scambio di informazioni e di influenzamento reciproco che
avviene in un determinato contesto".
In
effetti, la forza gravitazionale, quella elettromagnetica ed altro,
hanno reso possibile, con flussi coesivi o disaggreganti di
particelle, la creazione di tutto ciò che esiste, in giro per
le galassie.
Nella
vita di tutti i giorni, "quanti"
(pacchetti) di informazione, trasmessi via etere (onde radio) o via
cavo (fotoni luminosi, elettroni ed altro) consentono di tenerci
aggiornati sui fatti del mondo mediante i Network di comunicazione
(Tv, Radio, Internet, giornali).
E
l’essere umano?
Nasce
dopo
che ovocita e spermatozoo si scambiano, "dialogando", i
loro patrimoni genetici (serbatoi di notizie "fondamentali"),
vive
grazie
ai flussi di informazioni (generate durante le elaborazioni delle
idee) che consentono la coordinazione psicofisiometabolica cellulare
(il dialogo continuo che si chiama "identità") e si
relaziona mediante
parole, temperamento e prossemica.
Con
queste premesse, appena ho potuto, ho fondato questo bel Web Magazine
(l’otto Settembre del 2000) ed ho ottenuto l’iscrizione, come
pubblicista, nell’Ordine dei Giornalisti della Calabria ed ho chiesto
di far parte (in pari data) dell’Associazione Maria Rosaria Sessa
(nata per ricordare il femminicidio dell’omonima giornalista)
trasformatasi, nel tempo, nel Circolo della Stampa di Cosenza.
Personalmente,
ho sempre guardato all’associazionismo come ad un plusvalore da cui
far nascere azioni concrete perchè, come ci hanno insegnati i
Saggi, “il
tutto, è maggiore dell’insieme delle sue parti”!
A
tal fine ho creato Neverland Scarl (ente di Formazione Professionale
accreditato dalla Regione Calabria) e le sue derivazioni No Profit,
compresa una ONLUS che operano, gratuitamente da anni, a favore di
chi soffre.
Il
15 ottobre del 2011...
Attraverso
l’allora segretario, chiedo all’intero Consiglio Direttivo del
Circolo
della Stampa di Cosenza "Maria Rosaria Sessa",
di accettare la tessera di Socio Onorario di Neverland No Profit
estendendo l’offerta, ovviamente, a tutti gli iscritti.
Questo,
per creare un sodalizio morale in grado di controllare e validare le
tante azioni compiute sul territorio dal momento che ho sempre
ritenuto, quello del giornalismo, non un semplice mestiere né,
eticamente, soltanto una professione quanto, piuttosto, un modo di
essere, di pensare e di agire tipico di chi, alla ricerca della
libertà e del buonsenso, informa per chiarire e sollevare le
tenebre dell’ignoranza, della presunzione e della violenza arrogante.
Cari
lettori, credo che sarete curiosi di sapere com’è andata a
finire...
Ebbene,
per quanto strano possa sembrare, nemmeno una risposta è
pervenuta allo scrivente. Nemmeno di critica! Come dire: “Non
ci interessa!”
Se,
a questo, sommiamo che (tranne in qualche occasione, per la cortesia
di Franco Rosito, membro del CD e attuale Vicepresidente) nessun
quotidiano locale (in cui operavano associati del Circolo della
Stampa) ha mai voluto prendere in considerazione la richiesta di
interviste miranti a far conoscere quanto facevamo per i bisognosi
(compreso un “Telefono Amico”), affinchè potesse
usufruire dei nostri servizi (NO Profit e non finanziati da nessuno),
il maggior numero possibile di utenti, ecco
che, gradualmente (e signorilmente) ho smesso di interessarmi alle
vicende del Circolo considerandolo, nel tempo, un sistema capace di
alimentare se stesso, con scarsa attività propulsiva.
E
poca educazione nei confronti di un associato.
Restano,
ovviamente, gli spazi concessimi dalle TV locali e Nazionali (RAI
TRE) per via dei rapporti di reciproca stima con i responsabili (fra
cui, Mario Tursi Prato, per quanto riguarda la RAI).
Nel
mese di luglio 2014 (o giù di lì), sono stato inserito
nel gruppo Facebook “Giornalisti d’azione”.Trattandosi
di una iniziativa dell’amico Mario Tursi Prato (che conosco fin dai
tempi del liceo e, sua moglie, da ancora prima essendo, la sua
famiglia, molto vicina alla famiglia di mia moglie), non ho avuto
nulla in contrario a rientrare in questo gruppo informatico.
Ho
percepito, tempo fa, la presenza di problematiche all’interno del
Consiglio Direttivo del Circolo della Stampa fra i vari componenti,
che ha portato alle dimissioni di Mario da segretario e da socio.
Debbo dire, però, che non sono stato particolarmente
interessato alla diatriba per i motivi su citati.
Nel
mese di settembre 2014, ho accolto l’invito rivoltomi da Mario Tursi
Prato per la realizzazione di uno Spot di presentazione del Gruppo
“Giornalisti d’azione”; l’ho fatto come disponibilità
da offrire all’amico e occasione per divertirmi un po’. Esistono
infatti due versioni del prodotto
Una
ufficiale
ed
un backstage, esilarante
Personalmente
non ho e non ho mai avuto problemi né con i componenti della
“Sessa” (la scarsa considerazione nei miei confronti per
i fatti riportati in precedenza, l’ho fatta scivolare nelle
esperienze “formative” che portano a disilludersi) né,
tanto meno, con l’amico Mario Tursi Prato.
Non
essendo a conoscenza di alcun vincolo di incompatibilità fra
l’appartenenza alle due realtà, non ho trovato
nulla di disdicevole ad aderire ad entrambe. Né, tanto meno,
mi sono lasciato influenzare da beghe e ruggini, A
CUI SONO ESTRANEO in ogni senso.
Verso
la fine del mese di gennaio 2015, apprendo da una cara amica (anche
lei aderente al Circolo della Stampa) che, questa mia scelta, avrebbe
generato sofferenze e malumori in uno dei due vicepresidenti, che
conosco molto bene, peraltro e che avrebbe vissuto la cosa come un
tradimento, da parte mia.
A
quel punto, pur domandandomi il perchè di una comunicazione
indiretta (bastava scrivermi personalmente, o telefonarmi) ho
preferito rivolgermi immediatamente (e via mail) all’interlocutore
spiegando il perchè delle mie decisioni, in conformità
con lo Statuto del Circolo della Stampa, peraltro e offrendo la
possibilità di uscire dal Circolo, visto lo stato d’animo che
avevo creato. Io, di certo, non avrei cambiato idea.
Mi
sembra Naturale frequentare chi si vuole, nel rispetto della
legalità.
Da
quel momento, ho avuto la nette percezione (conservo copia delle mail
in proposito) di essere finito nel mirino di una sorta di giurì
d’onore che mi avrebbe valutato e che mi avrebbe fatto sapere...
Per
una questione di correttezza, ho messo al corrente di tutto, l’altro
vicepresidente che, a dire il vero, con molta disponibilità ha
provato a mediare specificando che, vista la mia formazione di
psicoterapeuta, avrei dovuto compenetrarmi nelle situazioni
conflittuali e comprendere gli stati d’animo.
Bene...
ma fino a un certo punto!
Infatti,
se di fronte alle mie spiegazioni, trovo ambientazioni emotive che mi
riportano all’epoca “del Banco dei Pugni” di
adolescenziale memoria quando, nel caso in cui due persone
litigavano, gli amici comuni dovevano scegliere da quale parte stare,
io concludo che ho impiegato anni a pensare diversamente.
E,
di conseguenza, non intendo compiere un downsizeing quantico per
tornare all’età della pietra.
Di
fronte al permanere di certe posizioni che, nella Storia, hanno
favorito la nascita delle faide, mi viene in mente un brano de “Il
berretto sonagli” di Luigi Pirandello
“Cara
signora Beatrice Deve sapere che abbiamo tutti come tre corde
d’orologio in testa. La seria,
la civile,
la pazza.
Soprattutto, dovendo vivere in Società, ci serve la corda
civile perchè altrimenti ci scanneremmo come bestie; E che
faccio allora? Do una giratina così alla corda civile e vado
innanzi con cera sorridente e la mano protesa. Ma può venire
il momento che le acque s’intorbidano. E allora... allora io cerco,
prima, di girare qua la corda seria, per chiarire, rimettere le cose
a posto, dare le mie ragioni, dire quattro e quattr’otto, senza tante
storie, quello che devo. Che, se poi non mi riesce in nessun modo,
sferro, signora, la corda pazza, perdo la vista degli occhi e non so
più quello che faccio!”
Ora,
in questo caso, aumenta la mia determinazione di stare dalla parte
della ragione e osservo le inutili beghe che avvelenano la vita e un
lavoro proficuo di utile condivisione. E, allora, rifletto a lungo su
quali siano le possibili falle delle mie convinzioni, verifico il
tutto e decido di scrivere per motivare la mia posizione e far
capire, chiaro e tondo, che non intendo subire.
Alla
fine, metto tutto in chiaro, pubblicando e sottoponendo la storia
alla valutazione (mai più azzeccata, come in questo caso) dei
veri fruitori dell’opera di un giornalista: I
LETTORI.
Orbene,
quando ci si trova in condizione di essere costretti a scegliere
bisogna, innanzitutto capire se, come sosteneva Totò, ci si
troverà a fare i conti con i morsi della coscienza o con
quelli della fame...
Per
quel che mi riguarda, se accettassi di entrare in un circuito di pura
convenienza (faccio parte di un Circolo, a suo modo, "prestigioso";
sono riuscito, da poco, ad ottenere la possibilità di tenere
dei corsi sulla comunicazione, a giornalisti, etc.) mi ritroverei a
considerarmi alla stregua del medico che, per denaro firma “In
Fede” anche ciò che non corrisponde al vero.
E
allora
Ricordo
di voler essere un egregio: cioè Ex gregis, fuori dal gregge.
E riprendo il cammino, da solo. Lasciando, pagandone le conseguenze,
ogni appartenenza che mini l’autonomia e il rispetto della mia
identità. Perchè, solo così, potrò
essere in mia “ottima” compagnia.
Cari
lettori
In
conclusione, vorrei ricordare un passo riportato nel Vangelo secondo
Matteo (10,7 – 15) e che vale per tutti, a cominciare dal
sottoscritto:
In
quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli: In qualunque città
o villaggio entriate, domandate chi, là, sia degno e
rimanetevi finché non sarete partiti. Entrando nella casa,
rivolgetele il saluto. Se quella casa ne è degna, la vostra
pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace
ritorni a voi. Se qualcuno, poi, non vi accoglie e non dà
ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città
e scuotete la polvere dei vostri piedi. In verità io vi dico:
nel giorno del giudizio la terra di Sòdoma e Gomorra sarà
trattata meno duramente di quella città.
Cari
lettori, mi auguro che, procedendo in questo articolo, sia risultata
chiara l’importanza di non subire di fronte anche alle richieste che,
subdolamente ricattano sul piano della minaccia o del senso di colpa.
Per quel che mi riguarda, solo il Padreterno (o chi per Lui) potrà
impormi la sua volontà, stabilendo quando farmi “chiudere
gli occhi”. Ma a me, a quel punto, non importerà più
nulla. Perchè sarò andato altrove. E mio zio, comunque,
potrebbe essere fiero di me.
G.
M. - Direttore La Strad@
P.S.
Siccome qualcuno del Circolo della Stampa mi ha chiesto di desistere
dalla mia decisione di uscire dal consesso, ho
precisato con una mail di ieri sera che, in merito, non avevo e non
ho preconcetti. È solo che le nostre posizioni sono,
apparentemente, non conciliabili. Se il Circolo non trova nulla in
contrario (come il buon senso vorrebbe), che io frequenti e (se
decido in tal senso) collabori con persone che operano non in
contrasto con la legalità (comunque si chiamino: Mario Tursi
Prato, Elio Rossi, Massimo Bianchi, etc.), non avrò nulla in
contrario a restare in mezzo a loro. Vorrebbe dire che sarò
stato io ad aver sbagliato a valutarli. In caso contrario .. ho
combattuto per molto meno contro i miei genitori quando ero piccolo.
Non
tollererei condizioni che non condivido. Chiudere, equivarrebbe ad
una sorta di rispetto reciproco. Ognuno rimarrebbe con le proprie
convinzioni.
L’idea
di pubblicare questa sorta di lettera aperta mi è nata dopo
essermi confrontato con decine di persone (colleghi universitari,
medici, giornalisti, docenti, psicologi etc.) e aver
ascoltato commenti del tipo: "
Chi ti impone una simile scelta ( o noi, o Tursi Prato) assume
comportamenti puerili....”
Allora,
ho deciso di buttare giù un articolo in cui raccontare
l’intera vicenda. In maniera da evitare passaggi di informazioni
"distorcenti". È chiaro che, se qualcuno dovesse
sentirsi danneggiato, avrebbe tutto il diritto di querelarmi. E ci
mancherebbe altro!
Quindi,
la mia scelta (restare o meno) dipenderà dalla loro decisione.
Al momento della pubblicazione di questo articolo, non ho ricevuto,
ancora, alcuna notizia in merito.Ma, a questo punto della storia, poco importa. Buona vita a tutti!