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Come una favola.
di Fernanda Annesi  ( fernanda_65@yahoo.it )

24 ottobre 2014






E vissero, tutti, felici e contenti?


Pensieri degli anni difficili

Come in una favola.

Una immagine tanto attesa arriva e guida trascinandomi fuori dal labirinto.

A singhiozzo. Sento di proseguire con grande difficoltà e a singhiozzo. E continuo a perdere i pezzi più importanti. Provo a ricordare il tempo dell’incertezza e dell’incredulità e a farne tesoro. Ogni istante, ogni pensiero, ogni riflessione. Un grande valore.

Nelle mani scivolano lentamente le parole da imprimere.

Raccontami una favola! Raccontami una storia!

Che possa lenire questo dolore che mi trafigge interrompendo ogni mio respiro.

Un cielo azzurrato di primo tramonto, un uomo chino su se stesso o forse un bambino su uno spicchio di luna candida, in lontananza un comignolo da dove si sprigiona tutto il calore dell’interno.

L’accoglienza. Il calore della casa. Il valore dell’accoglienza. Sorrido a me stessa e nelle mie parole mi ritrovo aiutata dai ricordi.

In fiaba. Navigo, stuzzicando la fantasia nelle immagini, trovando serenità. E scrivo, provando a smuovere quello che dall’interno ha bisogno di essere sprigionato nell’aria.

Tempo infinito. Mi giro e guardo indietro sperando di trovare nel profumo del blu dell’estate trascorsa un briciolo di serenità.

Rosso tramonto sul fondo, un profilo scuro in avanti.

Avrei voluto, forse avrei potuto.

Allora i rimpianti appartengono anche a me! Non è vero che …

Non riesco a guardare dentro gli occhi di chi sta soffrendo il più innaturale dei dolori. Mi sforzo di offrire il mio sostegno, ma sento di non dare quello di cui si ha bisogno. Difficile, troppo difficile.

Mi ritrovo, questa volta senza correre, ad asciugare le mie lacrime sul solito viale alberato e già buio nell’anticipo di un tramonto di un giorno qualsiasi.

Cerco conforto nell’immagine di un libro dalle pagine un po’ aperte. Viene fuori un orsetto, un cagnolino, il nostro Tino con la sua timida proboscide, una palla colorata.

Un allegro scarabocchio mi strappa un sorriso.

Ti racconto una fiaba.

E allora, e ancora, c’era una volta. E vissero felici e contenti?

Nessun rumore, un simpatico momento di tenera innocenza. Spero sia rimasto il candore, una traccia di bambino in noi che ci avviamo ad una età non troppo tarda ma ormai non più.

E tutto questo da dove è venuto fuori? Da un quadretto visto di sfuggita e impresso nella memoria.

Il mondo della facile comunicazione fornisce varie chiavi di lettura e varie di interpretazione.

Ci raccontiamo attraverso una fiaba?

Si può guarire con una fiaba?

Ritornano a me le più classiche, intramontabili, magiche, da ridere, da piangerci su, e come sempre da sognare.

Due occhi smarriti all’interno di un tubo appena appena sufficiente a lasciarla passare. Potrebbe da qui nascere la più bella della mia penna. O forse la più triste?

Nasce da un bisogno da soddisfare, un po’ di fantasia, un po’ di se stessi.

All’alba di un giorno come gli altri, quando ancora la luce del sole nell’indecisione dell’attesa non aveva fatto la sua comparsa, una ragazzina dagli occhi blu si affacciò dal lucernaio dal suo posto preferito. Quella soffitta silenziosa, piena di polvere che da sempre la accompagnava nei suoi sogni più belli. Quando, il primo rumore dall’esterno la ricondusse prepotentemente …

continua


Fernanda


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