Pensieri
degli anni difficili
Come
in una favola.
Una
immagine tanto attesa arriva e guida trascinandomi fuori dal
labirinto.
A
singhiozzo. Sento di proseguire con grande difficoltà e a
singhiozzo. E continuo a perdere i pezzi più importanti. Provo
a ricordare il tempo dell’incertezza e dell’incredulità
e a farne tesoro. Ogni istante, ogni pensiero, ogni riflessione. Un
grande valore.
Nelle
mani scivolano lentamente le parole da imprimere.
Raccontami
una favola! Raccontami una storia!
Che
possa lenire questo dolore che mi trafigge interrompendo ogni mio
respiro.
Un
cielo azzurrato di primo tramonto, un uomo chino su se stesso o forse
un bambino su uno spicchio di luna candida, in lontananza un
comignolo da dove si sprigiona tutto il calore dell’interno.
L’accoglienza.
Il calore della casa. Il valore dell’accoglienza. Sorrido a me
stessa e nelle mie parole mi ritrovo aiutata dai ricordi.
In
fiaba. Navigo, stuzzicando la fantasia nelle immagini, trovando
serenità. E scrivo, provando a smuovere quello che
dall’interno ha bisogno di essere sprigionato nell’aria.
Tempo
infinito. Mi giro e guardo indietro sperando di trovare nel profumo
del blu dell’estate trascorsa un briciolo di serenità.
Rosso
tramonto sul fondo, un profilo scuro in avanti.
Avrei
voluto, forse avrei potuto.
Allora
i rimpianti appartengono anche a me! Non è vero che …
Non
riesco a guardare dentro gli occhi di chi sta soffrendo il più
innaturale dei dolori. Mi sforzo di offrire il mio sostegno, ma sento
di non dare quello di cui si ha bisogno. Difficile, troppo difficile.
Mi
ritrovo, questa volta senza correre, ad asciugare le mie lacrime sul
solito viale alberato e già buio nell’anticipo di un
tramonto di un giorno qualsiasi.
Cerco
conforto nell’immagine di un libro dalle pagine un po’
aperte. Viene fuori un orsetto, un cagnolino, il nostro Tino con la
sua timida proboscide, una palla colorata.
Un
allegro scarabocchio mi strappa un sorriso.
Ti
racconto una fiaba.
E
allora, e ancora, c’era una volta. E vissero felici e contenti?
Nessun
rumore, un simpatico momento di tenera innocenza. Spero sia rimasto
il candore, una traccia di bambino in noi che ci avviamo ad una età
non troppo tarda ma ormai non più.
E
tutto questo da dove è venuto fuori? Da un quadretto visto di
sfuggita e impresso nella memoria.
Il
mondo della facile comunicazione fornisce varie chiavi di lettura e
varie di interpretazione.
Ci
raccontiamo attraverso una fiaba?
Si
può guarire con una fiaba?
Ritornano
a me le più classiche, intramontabili, magiche, da ridere, da
piangerci su, e come sempre da sognare.
Due
occhi smarriti all’interno di un tubo appena appena sufficiente
a lasciarla passare. Potrebbe da qui nascere la più bella
della mia penna. O forse la più triste?
Nasce
da un bisogno da soddisfare, un po’ di fantasia, un po’
di se stessi.
All’alba
di un giorno come gli altri, quando ancora la luce del sole
nell’indecisione dell’attesa non aveva fatto la sua
comparsa, una ragazzina dagli occhi blu si affacciò dal
lucernaio dal suo posto preferito. Quella soffitta silenziosa, piena
di polvere che da sempre la accompagnava nei suoi sogni più
belli. Quando, il primo rumore dall’esterno la ricondusse
prepotentemente …
…
continua
Fernanda
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