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Neuroscienze
La
scelta del genere musicale è soggettiva e personale. I
numerosi studi condotti finora si sono concentrati soprattutto sulla
relazione fra le diverse caratteristiche della musica e la capacità
di influenzare il cervello. In ogni caso, quando si ascolta la musica
preferita, a prescindere dal genere, vengono evocati alla memoria
ricordi e pensieri personali. Fino a questo momento, è rimasto
poco chiaro come l’ascolto di differenti generi musicali
possano generare esperienze cerebrali simili. Una prima spiegazione
alla comprensione di questo meccanismo è suggerita da un
recentissimo lavoro - Network Science and the Effects of Music
Preference on Functional Brain Connectivity: From Beethoven to
Eminem, R. W. Wilkins, D. A. Hodges,P. J. Laurienti,M. Steen&
J. H. Burdette, Scientific Reports 4, 28 August 2014 –
in cui gli autori valutano le differenze di connettività
funzionale del cervello quando le persone ascoltavano brani musicali
da loro preferiti. 21 soggetti sono stati sottoposti a risonanza
magnetica funzionale mentre ascoltavano brani musicali preferiti e di
diverso genere. Le aree cerebrali e le connettività attivate
durante l’ascolto erano comuni a tutti i soggetti
indipendentemente dal tipo di musica, e in particolare si attivava un
circuito importante per i pensieri introspettivi, noto come default
mode network. Dato che questo circuito risulta alterato nei
soggetti con schizofrenia, depressione, autismo, disturbo post
traumatico da stress, l’ascolto della musica preferita
potenzialmente potrebbe migliorare le funzioni cerebrali, ed avere
quindi implicazioni specifiche in quelle terapie dove la musica ha
effetti neuroriabilitativi
Altro
importante risultato emerso da questo lavoro è che l’ascolto
della musica preferita alterava la connettività tra aree
cerebrali uditive e l’ippocampo, una regione associata al
consolidamento della memoria e dei ricordi. Durante l’ascolto
le due aree risultavano scollegate come se l’ippocampo in quel
momento fosse occupato a rievocare esperienze emotive e non
nell’elaborazione uditiva.
Dal
momento che le preferenze musicali sono unicamente individuali, che
la musica può variare in complessità acustica e per la
presenza o assenza di testi, l’importanza di questi risultati è
notevole. Questi risultati spiegano perché stati emotivi e
mentali analoghi possono essere sperimentati da persone che ascoltano
la musica che si differenzia nel modo più ampio, da Beethoven
a Eminem. Di conseguenza le implicazioni neurobiologiche e di
neuroriabilitazione hanno un potenziale enorme.
Ferdinanda
Annesi -
Biologa
C.N.R.
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