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L’epopea del salmone.
di Giorgio Marchese  ( direttore@lastradaweb.it )

23 luglio 2011


Ci sono due modi di vivere la tua vita. Una e' pensare che niente e' un miracolo. L'altra e' concludere che ogni cosa sia un miracolo. (Albert Einstein). A volte basta veramente poco per trarre ispirazione e scrivere qualcosa di interessante, con cui esprimere in maniera sintetica, il contenuto di pensieri complessi, la cui folla di idee, non riusciremmo a trasmettere altrimenti. Proprio quest'oggi, casualmente, ho "gustato" un documentario televisivo sui salmoni del Pacifico. Questo pesce, dai fiumi, scende fino al mare per diventare forte abbastanza per risalire nuovamente i fiumi, in un lungo e faticoso viaggio controcorrente, per andare a deporre le uova in acque fredde e basse, in mezzo ad una ghiaia ben "ossigenata". Al termine di ciò, esaurito il suo compito ed essere scampato ad aggressioni di vario genere (pescatori, orsi bruni, ostacoli naturali di ogni tipo, etc.) si avvia a morire. Questo, già lo sapevo. E l'ho sempre trovato triste e incomprensibile. Come la vita degli esseri umani, in fondo. Ognuno di noi cammina verso un progetto specifico (molte volte condizionato da interventi esterni) che lo porta a recitare sul palcoscenico della vita in maniera da crescere, lavorare, avere dei figli, aiutarli a crescere, a cercare un lavoro e quindi... la storia si ripete di generazione in generazione... PER LEGGERE TUTTO IL TESTO, CLICCARE SUL TITOLO.



Ma questa volta, no. Ho trovato, tutto ciò, molto sensato. La vita di ogni uomo è una via verso se stesso, il tentativo di una via, l’accenno di un sentiero ( Hermann Hesse ). Tutto è legato ad un programma che va oltre l’interesse del singolo, pur considerando quest’ultimo di primaria importanza. Il salmone, serve da nutrimento per la "catena" che incontra sulla propria strada, da elemento riproduttore (indispensabile per il mantenimento della specie) e da fertilizzante, durante la decomposizione (perché porta elementi fondamentali, acquisiti in mare, che garantiscono il proliferare di specie vegetali che si trovano lungo le acque di fiumi, povere di azoto, fosforo, etc.). E anche per noi, in fondo, è così. L’uomo è l’unico animale per il quale, la sua stessa esistenza, è un problema che deve risolvere (E. Fromm). Il nostro problema nasce nel momento in cui, a differenza di altre specie animali, siamo in grado di porci la domanda: "Che senso ha, tutto ciò, su questa Terra?" Le strade da percorrere durante il tempo a disposizione, sono molte ma, solo poche, garantiscono un’uscita di sicurezza. Tanti si inventano soluzioni di "basso profilo". Non si spiegherebbe altrimenti il comportamento assurdo (che offende il senso comune e che ripugna nei termini) di chi dovrebbe rappresentare un esempio autorevole e istituzionale. Alcuni mostrano il coraggio, nella paura, dichiarandosi non all’altezza del compito, come il papa recalcitrante dell’ultimo film di Nanni Moretti (ma qui, ci si dovrebbe domandare come sia stato possibile nominarlo Vescovo e Cardinale!). Altri, ancora, scelgono la corsia di emergenza (quella che si usa, furbescamente, quando si vuole saltare la fila) e, in nome di una presunto e preteso risarcimento per danni subiti dalla Società (nel termine più ampio), mettono in atto situazioni pericolose, eclatanti e "squlibrate". La sofferenza è il male minore. Ciò che ti annienta è uno specchio senza la tua immagine (Cristina Donà). "il senso della vita. Il segreto è tutto qui! Perché non ce lo insegnano da piccoli? Che spreco diventa, altrimenti il nostro andare!". Questa la conclusione di una giovane professionista plurilaureata e con ruoli ispettivi e dirigenziali, con cui ho avuto l’opportunità di confrontarmi professionalmente. Capire il senso comporta, automaticamente, nobilitarlo, appunto, in maniera "sensata". Siccome siamo ingranaggi di una catena (dotati di identità autonoma), qualunque azione sinergica può essere considerata corretta: amore, solidarietà, collaborazione, integrazione, semplificazione, conciliazione, empatia, risonanza, egoismo (positivo, ovviamente, per godere di ciò che facciamo e abbiamo). Se è vero che "il pensiero come, Il mare più è profondo e più incute paura" (Jacques Cousteau ), siccome è proprio dal mare che veniamo e, come i salmoni, nel viaggio consumiamo ciò che siamo, dobbiamo per forza (e per legge di Natura) diventare persone per bene. Perché? "C’è un bambino da proteggere. Ha paura del buio. Lo sguardo vago. Una spina nel cuore. Il suo nome? Mondo!" (Anonimo) Altrimenti? Varremo meno di un salmone!

Giorgio Marchese (Medico Psicoterapeuta) - Direttore "La Strad@"

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