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Il cuore emotivo.
di Giorgio Marchese  ( direttore@lastradaweb.it )

27 aprile 2010



Svelati i rapporti fra la emozioni positive e la salute del cuore.


News Neuroscienze

Ha sintomi molto uguali a quelli dell’infarto ma, non è infarto. In termini semplici si potrebbe definire, in maniera metaforica, come un "crepacuore". Per i ricercatori è la sindrome di Tako-Tsubo, o cardiomiopatia da stress. Una malattia non molto frequente ma abbastanza significativa confusa, per molti anni, con l’infarto. Ad individuare il meccanismo che è alla base di questa patologia è stato un team di cardiologi dell’università Cattolica - Policlinico Gemelli di Roma coordinato da Filippo Crea e condotto da Leda Galiuto.

Un successo tutto italiano.

Lo studio è stato pubblicato dall’European Heart Journal, la rivista della Società europea di cardiologia. Il nome Tako Tsubo è giapponese perché, spiegano i ricercatori, "il cuore assume la caratteristica forma a palloncino o, come hanno osservato proprio i giapponesi, a forma di cesta per raccogliere i polipi. Il Tako-Tsubo, appunto".

I pazienti arrivano in pronto soccorso con i caratteristici sintomi dell’infarto:

  • dolore acuto al petto;
  • elettrocardiogramma con le alterazioni tipiche;
  • rilascio di quegli enzimi associati alla sofferenza ischemica del muscolo miocardico.

Spiega Filippo Crea, che guida l’istituto di Cardiologia alla Cattolica: "Molti l’hanno definita sindrome da cuore spezzato. Nell’80% dei pazienti i sintomi rientrano dopo un paio di settimane senza lasciare traccia. Mentre negli altri casi il segno sintomatologico persiste. Il danno causato dalla sindrome è, si, nel cuore ma non nelle coronarie. Abbiamo cercato di spiegare il meccanismo che porta all’insorgenza di questi sintomi".

Aggiunge Leda Galiuto, prima autrice del lavoro: "Per effettuare lo studio, abbiamo studiato un gruppo di donne con età media 68 anni. Per la prima volta è stato disegnato il processo fisiopatologico della malattia. Parliamo di una disfunzione temporanea del microcircolo coronarico, ovvero dei piccoli vari che irrigano il cuore. Nulla a che vedere con la causa dell’infarto che è, invece, un’occlusione delle coronarie. Siamo arrivati a queste conclusioni attraverso l’ecocontrastografia miocardica che consente di studiare il microcircolo". Nelle storie personali di molte pazienti che soffrono di questa sindrome ci sono lutti recenti, profondi stress, periodi di grandi sofferenze emotive.

Se stress, emozioni e dispiaceri fanno male come un infarto

Già da tempo, comunque, ci si era resi conto del fatto che le emozioni forti sono in grado di deformare il muscolo cardiaco, presentando una sintomatologia ischemica senza patogenesi correlata. In tre casi su quattro, il paziente era stato travolto da un dolore psicologico o da una emozione fortissima. Nel 98% dei casi l’asset psiconeuroendocrino riesce a ricreare degli equilibri interni e la sindrome passa da sola (o quasi); fra le vittime, nove su dieci sono donne.

Se il cuore è contento, è anche più sano

Uno studio pubblicato sull’European Heart Journal dimostra che gli ottimisti si ammalano meno dei pessimisti, a parità di stili e condizioni di vita. Essere entusiasti della vita ci protegge anche dalla malattie cardiovascolari. I ricercatori del Center for behavioural cardiovascular health della Columbia University di New York hanno studiano 1.700 canadesi per una decina d’anni. Nella scala di valutazione a cinque gradini, da chi non mostra mai un atteggiamento positivo e chi lo esprime in maniera estrema, il rischio di ammalarsi di cuore si riduce del 22% per ogni scalino. Le conclusioni dello studio sono più che verosimili, chi è sereno e contento soffre meno lo stress che, si sa, è dannoso per il cuore.

Conclusioni

Per quanto strano possa sembrare, questo quadro patologico, è giustificato dal rapporto fra stato emotivo e ricaduta organica per via del rapporto che esiste fra l’ipotalamo (organo che promuove, coordina e gestisce le emozioni), l’ipofisi (ghiandola che controlla tutto l’apparato endocrino) e il sistema neurovegetativo che controlla il funzionamento dei tutti gli organi cosiddetti "involontari". Tale scoperta, costituisce un altro passo avanti nel percorso che studia il rapporto fra psiche e corpo.

Fonti

  • Il Messaggero, pag. 12. - 08.04.2010
  • Inserto Salute Corriere della Sera - 21.02.2010
  • www.edott.it 11.02.2010
  • www.edott.it 22.02.2010
  • www.edott.it 09.04,2010

 

Dr. Giorgio Marchese - Docente di psicologia fisiologica c/o la Scuola di Specializzazione ad Indirizzo Psicodinamico SFPID - Roma 2010

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