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Il barbone e il diamante.
di Fernanda Annesi  ( fernanda_65@yahoo.it )

24 aprile 2010






Dedicato a chi cerca il calore nelle parole.


Pensieri degli anni difficili

 

I suoi occhi. Azzurri e profondi, sinceri nello sguardo, smarriti ad incontrare.

 Il dondolio che ha accompagnato tutto il viaggio è ormai impercettibile, arrivato alla soglia cui siamo ormai assuefatti.

 Abbiamo costeggiato il più bel paesaggio che accompagna il mare. I ricordi nella mente risvegliano i sentimenti di emozione e li rivestono. La luce un po’ innaturale sulle onde esalta il loro movimento, lasciando intendere quanta energia vive nel profondo di questo blu. Le spiagge fredde di stagione appena trascorsa invitano a camminare, raccogliendo ciò che è rimasto e ad immaginarlo come inviato da qualcuno che vive nascosto nelle profondità, senza mostrarsi.

 Un tunnel dopo l’altro annuncia l’arrivo a casa. Dopo qualche giorno di intensa complicità fra di noi, che è servito a rilassare, a creare una pausa di distacco da un momento che, però purtroppo, è sempre lì ad aspettare.

Siamo alle ultime battute scandite dal rumore delle rotaie di questa locomotiva...di ferro. In fondo tutto è andato bene, accogliente l’armonia fra di noi, qualche risata ad ironizzare sulle nostre paure, la conoscenza di quello che è completamente diverso e distante da ciò cui siamo abituati.

 Una pausa un po’ più lunga. Che peccato non poter assaporare l’odore del mare, lì a due passi da me. Mi piacerebbe nel buio della serata, che sta per chiudere questa vacanza, arrivare fino alla riva. Attraversare la spiaggia di corsa provando la freschezza della sabbia umida e là dove le onde si infrangono, tendere la mano sperando di incontrare l’ultimo raggio di sole che scende dentro l’acqua.

 E così, con la mente che vaga alla ricerca di un momento da fermare, vengo improvvisamente investita da una presenza forte nell’apparenza, ma delicata nello spirito. Si, si percepisce all’istante, non è necessario scrutare fino in fondo. Quasi prepotentemente si sistema fra di noi, cercando il calore dell’accoglienza, con l’ansia nel respiro, le mani tremolanti ma a voler rassicurare.

Un uomo grande nell’aspetto, un abito comodo si intravede al di sotto di un manto pesante e caldo che lo riveste quasi a proteggerlo e forse un po’ anche ad etichettarlo.

Simpatia e tenerezza. Il colore della sua pelle è chiaro, un po’ trascurato nel viso, i capelli brizzolati non lasciano dubbi sul colore di biondo che è stato della sua giovane età.

 Si sistema fra di noi continuando un discorso iniziato con se stesso chissà quanto tempo fa. E con discrezione cerca di introdursi.

 Le parole fluiscono veloci, cattura l’attenzione cercano di colpire su ciò che interessa tutti in questo istante. Sembra di superficie e certo, ma le sue mani, portate nervosamente al viso, tradiscono questa sicurezza.

 I miei occhi non riescono a staccarsi da lui e le domande nella testa affollano ogni pensiero. Chi sarà? Ma dove andrà a quest’ora della sera alla fine di un giorno di festa senza niente nelle mani? Se non che la visibile tristezza che riveste la sua solitudine.

 Colgo nei suoi occhi la velocità dell’ingegno e la prontezza di pensiero. Cerca di colpire là dove suscita l’interesse, seminando migliaia di parole e raccogliendo al volo il tono acuto dell’attenzione.

 Mi allontano per un momento con la mente e...con il cuore. E ripenso a quella promessa fatta tanti anni fa. Nasceva dalla paura, dall’imprevedibilità dell’ignoto, dalla debolezza delle azioni che spesso ci accompagnano. Una richiesta di protezione accompagnata dalla sicurezza del mio sorriso: "Mai, non permetterò che mai avvenga. Che mai possa succedere anche a te!"

Anche oggi dopo che il tempo ha cancellato i rancori ma, intelligentemente, ha preservato l’affetto, sono fedele a lei e la manterrò per sempre.

Non è così semplice cancellare i sentimenti che si sono intrecciati nel corso della vita!

 La fredda locomotiva si avvia nell’ultimo buio tratto e prepotentemente copre le nostre voci, lasciando però spazio all’immaginazione. La luce brillante di un piccolo gioiello rompe l’imbarazzo frammisto alla perplessità che è caduto fra di noi e, nella rigida accoglienza di questa carrozza che proprio non vuole cedere, i suoi occhi si riempiono di curiosità e di domande. Rivelano la semplicità del suo animo. Le sfaccettature danno la possibilità alla luce di incidere ed essere riflessa nelle tante direzioni che la vita offre, illuminando quei percorsi che a volte non si vedono forse perché siamo presi all’inseguimento di qualcosa che brilla di luce solo riflessa, come ho scritto nella prima di questa lunga avventura qualche anno fa.

Nel centro del verde delicato del piccolo diamante un puntino rosso cattura, invitando, pare faccia l’occhiolino ingenuamente senza volere ammaliare. È così, esattamente per come lo si vede.

 Senza quasi accorgercene ci ritroviamo a parlare una lingua mai sentita, che crea la sintonia. Solo noi la conosciamo.

 

A Giacomo e a tutti quelli che, come lui, cercano il calore nelle parole.

 

 

Fernanda

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