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La fine di una tragedia.
di Giuseppe Chiaia  ( peppinochiaia@libero.it )

13 febbraio 2009






"Cui prodest"?


 

Approfondimenti sociali

E così, all’improvviso, la morte ha liberato questa donna dall’ipocrisia dei più, mentre la politica fa un’ identica ipocrita ala intorno al feretro di Eluana.-

Nei riti antichi, il rito funereo si consumava nell’igneo vapore delle pire e gli amici del defunto vi buttavano le cose più care per manifestare il proprio dolore; oggi, invece, vocianti capannelli esagitati, che nulla conoscono dei misteri della vita, con frasi bizantine e minacce, si servono della sofferenza e del dolore per esaltarsi nelle aride ideologie dei loro credi politici.

Una corsa affannosa verso una decretazione di comodo si è scontrata con un altrettanto affannoso diniego della firma di ratifica da parte del Capo dello Stato; da una parte, una Destra che non perde occasioni per rafforzare e ribadire il potere che gestisce; dall’altra, una sinistra massimalista e conservatrice che spera di raccogliere insperati consensi; ed in mezzo, il GURU dell’insipienza socialista che risponde al nome di Pannella,che si autoproclama, ad ogni piè sospinto, paladino dei diritti umani, mentre sconosce l’impegno primario che si accompagna al diritto: il dovere del lavoro.

C’è stato tempo per regolamentare questa dolorosa questione; c’è stata la sofferenza quasi ventennale di Eluana che non è riuscita a solleticare le coscienze dei nostri legislatori ; ci sono state le amorevoli cure di medici e religiose che si sono sobbarcati, per diciassette anni, in un’assistenza continua e più che paterna e materna; ma tutto è stato vano, dal momento che un decreto giurisdizionale autorizzava una struttura sanitaria ad interrompere l’alimentazione forzata di Eluana.

Dal punto di vista giuridico, siamo in presenza di quella procedura giudiziale che va sotto il nome di " GIURISDIZIONE VOLONTARIA " che consiste nell’istanza di un soggetto, giuridicamente capace, rivolta ad un magistrato competente, affinché emetta un decreto al fine di tutelare ( si badi bene! "tutelare" ) un interesse privato a favore di altro soggetto incapace o inabilitato o impossibilitato ad esercitare direttamente i propri diritti od interessi.

E ciò avviene quando manca una regolamentazione legislativa specifica, per cui, il giudice adito, assunte le informazioni del caso, accede alla richiesta del rappresentante per garantirgli quelle provvidenze che si riverberano a favore di un terzo inabilitato. Ne deriva che se questi decreti della magistratura sono formalmente giurisdizionali , in effetti, sono veri e propri atti amministrativi.

Ma, a sgombrare il campo da ogni possibile equivoco, basta rileggere quel pilastro decisionale della Cassazione ( 7 agosto 1948 ) che così definisce il procedimento di volontaria giurisdizione "....si verte in una materia in cui non vi è una norma di legge da attuare in favore di una parte contro l’altra ( perciò era ineccepibile sul piano costituzionale il decreto d’urgenza dell’attuale governo); non vi è un bene garantito da uno contro tutti; non vi sono parti giuridicamente in contrasto, ma vi è un’attività da svolgere, una tutela da spiegare in favore di un solo soggetto ( un minore o un inabilitato ) nell’interesse suo e della collettività": ma deve ancora aggiungersi, a quanto sopra espresso, una caratteristica di tale procedimento, e cioè che nella decisione del giudice non può albergare la soccombenza, sia essa di natura patrimoniale sia che costituisca comportamenti contrari ai principi costituzionali.

A tal proposito basta la chiara ed inequivoca statuizione dell’art.32 della nostra Carta che considera la salute del singolo cittadino come diritto fondamentale sia dello stesso che della collettività,oltre che imporre la non applicazione di trattamenti sanitari che non siano espressamente previsti dalla legge, la quale ultima non può, "in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana".

Ed allora ci si chiede se il decreto d’urgenza del Governo, deliberato a favore della salvaguardia della vita di Eluana, andava rifiutato dal Presidente della Repubblica, e sotto quale aspetto costituzionale.

Se la vita, fin dal suo formarsi, è sempre costantemente e severamente tutelata dalla legge, se persino il codice civile ha previsto il "curator ventris", e se il deliberato di un giudice, nei casi di volontaria giurisdizione, è sottoposto al vaglio del Pubblico Ministero - al quale spetta l’accertamento della legalità della decisione giurisdizionale (tanto che deve sollevare questione di legittimità costituzionale se riscontra nella decisione del tribunale una lesione dei supremi principi )- ci si chiede: come mai un Tribunale ha accolto l’istanza del genitore di Eluana, e perché nessun Pubblico Ministero ha rilevato la discrasia tra la pronuncia del Tribunale e la Costituzione, chè, forse, non ci sia? Perché, poi, ai consiglieri giuridici del Presidente Napolitano sia sfuggita questa valutazione chiara e rilevante non è dato saperlo al momento.

Non c’è stato nessun attacco del Governo alla Costituzione, né alle prerogative del Presidente della Repubblica; diversamente, molte teste d’uovo dovrebbero recitare un grave mea culpa, a partire dal Presidente dei senatori del PD, on. Finocchiaro, la quale, oltre tutto, è un magistrato prestato, da molto tempo, alla politica: lo stesso giudizio negativo va espresso nei confronti del Robespierre nostrano, quell’On.le Di Pietro, che, non si sa se per fortuna, ha dismesso la toga magistratuale da tempo.

Un’ultima notazione: domenica 8 febbraio, nel TG RAI, lo scrittore Umberto Eco si è avventurato nella valutazione giuridica del caso, collimando con il rancore della Sinistra italiana; sommessamente lo invito a fare il linguista ed a regalarci un altro capolavoro come " Il nome della rosa ", chè da troppo tempo la sua penna è arida ed avara di best- sellers.

11 FEBBRAIO 2009-

Giuseppe Chiaia (preside)

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