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E le star stanno a guardare...Fu vera gloria? Ai cittadini-consumatori l’ardua sentenza.
di Maria Cipparrone  (  mariellacipparrone@libero.it )

25 luglio 2008


Mentre Bankitalia lancia altro grido d'allarme per l'ennesimo stop dei consumi e degli investimenti, i politici continuano a coltivare il proprio personale orticello con leggi e "lodi".. Forse non è così?


 

 

Purtroppo non si può negare, in Italia ristagnano i consumi e gli investimenti, mentre dal fronte delle esportazioni si è registrato un brusco rallentamento dovuto alla perdita di competitività del mercato italiano a causa dei prezzi sempre crescenti. Questo è quanto si legge nell’ultimo bollettino di Bankitalia che, ancora una volta lancia l’ennesimo grido d’allarme (ci si chiede, però, se Bankitalia fa o dovrebbe fare la sua parte per rallentare questa corsa verso il crack del sistema Italia o se si limita solo a denunciare..)

La non ottimistica previsione riguarda la crescita dei consumi collettivi nel 2008 e 2009 rispettivamente dell’0,6% e dell’0,3%, mentre gli investimenti cresceranno solo dell’0,3% per entrambi gli anni. Ciò che fa pendere la bilancia verso il basso sono i rincari dei generi alimentari e delle fonti energetiche che pesano sui mercati internazionali, mantenendo l’inflazione sopra il 3% per tutto il 2008 e scoraggiando, dunque, qualunque acquirente ed investitore ad interessarsi all’Italia e ad i suoi prodotti, sia pure di qualità. Tutto ciò, naturalmente, secondo Bankitalia, fa aumentare i rischi del rialzo dell’inflazione e del ribasso della crescita.

Continuando di questo passo, è evidente che il forte rincaro delle materie prime energetiche si rifletterà sulle famiglie che vedranno diminuire la loro capacità di spesa, con la conseguenza che, in mancanza di un qualsiasi correttivo, dovranno rinunciare, come già forse qualcuno da tempo fa, al trasporto aereo, all’uscita al ristorante ed a tanti altri pubblici servizi che risultano sensibili alle quotazioni delle materie prime.

D’altronde che la crisi stia continuando la sua corsa galoppante si evidenzia anche dalla tendenza sempre maggiore degli italiani a ricorrere, non potendone fare a meno, ai mutui a tasso fisso, i cui tassi sono comunque cresciuti al 5,85%, toccando i livelli massimi dall’agosto 2002.

Questo è un altro segnale della ricerca della stabilità nelle spese da parte dei consumatori che vogliono sottrarsi alla variabilità dei tassi dei mutui, vista la generale situazione economica non florida in cui versa il paese.

Dato l’attuale quadro a tinte fosche che, purtroppo non è il frutto della fertile e creativa mente di un romanziere, sorge o dovrebbe sorgere spontanea la domanda nei cittadini-consumatori, se il governo, e più in generale i rappresentanti degli elettori, stanno mettendo a disposizione della causa (cioè risollevare le sorti, in questo momento molto critiche, del Bel Paese e di non si sa quante migliaia di famiglie) tutte le loro energie, sforzi e competenze o, piuttosto, stanno demagogicamente e, pertanto in maniera irresponsabile, continuando a fare proclami o peggio, continuando a perseguire il loro personale tornaconto, in tutte le direzioni e settori, facendo passare come necessarie per il bene della collettività, leggi, leggine o per meglio dire, decreti legge che, forse, servono solo a pochi o.... ad uno solo..

Forse sono tutte e due le cose messe assieme o forse no, con questo non si vuole generalizzare tutta l’opera o le intenzioni degli attuali protagonisti della scena politica, ma ciò che è evidente non si può sottacere. Ciò che è auspicabile è che a breve si crei una coscienza critica nel cittadino e, quindi nel consumatore, per poter valutare e rendersi effettivamente protagonista della res pubblica, sapendo cosa volere, cosa pretendere e, nel caso, cosa e chi rimandare al mittente.

A proposito, poi, di provvedimenti legislativi, forse la gente non sa che lo strumento del decreto legge è uno strumento per le questioni di necessità ed urgenza che il Parlamento, deputato in Italia a legiferare, appunto, in occasioni eccezionali consente al governo di utilizzare, rinunciando alla sua funzione legislativa.

In Italia, ed in particolare in questo momento storico, se ne sta facendo un abuso per aggirare i tempi e le modalità di approvazione ed emanazione delle leggi ordinarie, sicuramente più lunghi ed a cui devono partecipare tutte le forze politiche presenti e non solo quelle espresse dall’Esecutivo. Per esempio, il famoso "lodo Alfano" che riconosce l’immunità alle alte cariche dello Stato dopo la modifica al tempo di Tangentopoli dell’articolo 68 della Costituzione, di recentissima approvazione (giusto 48 ore fa), è stato progettato, deciso e approvato in men che non si dica (più o meno 40 gg)...quando si dice la motivazione.. a questo punto si deve concludere che per altri settori e materie non c’è la stessa forza emotiva ad ispirare i provvedimenti che si renderebbero necessari.

Ma non è finita qui. Mentre l’attività politica da più di un mese ed, anche attualmente, verte sul decreto "salva processi" con tutte le reazioni dell’opposizione, quasi inutili, dato che si sta ricorrendo sempre di più allo strumento della fiducia, ora si è affacciata un’altra emergenza in Italia, anzi due: il federalismo fiscale che porterà la Lega (non estranea a ciò..almeno a parole..) ad imbracciare i fucili nel caso di un altro rinvio delle riforme, ed il problema annoso della Giustizia che, assolutamente, va affrontato senza alcun indugio... nel tentativo di bloccare i pm sceriffi... e gli ideatori dei "teoremi"...

Che in Italia sia necessario ed urgente mettere mano al settore Giustizia e procedere con una serie di riforme è talmente evidente che non serve discuterne..anzi se ne parla da tempo ormai immemorabile senza che effettivamente sia cambiato ciò che invece è diventato improcrastinabile (la durata infinita dei processi civili, la separazione delle carriere etc). Il discorso, invece, attualmente è diverso, perché con la scusa che i magistrati non possono né devono ingerire nella vita politica con i loro provvedimenti, frutto di "teoremi", si vuole fermare il corso delle giustizia, rendendo, per esempio, non più obbligatoria l’azione penale da parte dei pubblici ministeri.

Personalmente (tra l’altro svolgo la professione di avvocato civilista), non riesco a comprendere come mai ci sia questo terrore ed avversione verso quei magistrati che cercano di applicare le leggi e, quindi, di fare il loro mestiere. Premetto che non mi voglio ergere a difensore dei magistrati, ma ugualmente ritengo che chi si comporta in maniera normale e corretta non ha nulla da temere. La favola che i pubblici ministeri indiscriminatamente piombano nella vita delle persone per rovinargliela è appunto una favola, messa in giro, forse, da chi ha un po’ di scheletri nell’armadio e teme loro incursioni...negli stessi armadi ...

E’ vero nella storia del mondo ci sono stati e ci sono casi di errori giudiziari, di gente innocente rimasta in carcere senza aver commesso il reato di cui è stata ritenuta colpevole, ma invito i cittadini-consumatori a documentarsi (p.e. internet può essere un mezzo) ed a verificare quanti di questi casi si sono registrati e quante, invece, sentenze giuste ci sono state, nel senso che i responsabili di reati, effettivamente colpevoli, hanno avuto la giusta condanna.

I primi, con certezza matematica, sono nettamente ed assolutamente inferiori alle seconde.

In altri paesi europei già da tempo non esiste più tale obbligatorietà, ma la mentalità e le abitudini di quei paesi non è assolutamente paragonabile alla nostra. Il nostro è un paese permeato da un tipo di cultura e mentalità che è il risultato a sua volta di tante altre culture e dominazioni di popoli che hanno lasciato una traccia, tradottasi nella mentalità attuale della gente italiana.

Non esiste, infatti, da noi il senso vero e proprio dello Stato, né del sentirsi Italiani, cioè uniti, compatti nel perseguire degli obiettivi. C’è molto individualismo che si traduce nella ricerca del bene proprio non di quello comune. Tutto ciò ed anche molto altro, a mio parere, rende difficile il solo pensare alla possibilità di rendere facoltativa l’azione penale, almeno nell’attuale momento storico; purtroppo non ci sono le condizioni per poter contare su un adeguato senso civico, sulla consapevolezza diffusa della necessità di osservare le regole che, in un mondo, per il momento solo ideale, potrebbe voler dire rendere facoltativa l’azione penale in quanto diminuirebbe considerevolmente la necessità di un organo, come il pubblico ministero, volto a verificare se di fronte a determinate condotte degli uomini ci sia la necessità di tutelare effettivamente un interesse dello Stato e quindi dei cittadini.

Per concludere, voglio attirare su un ultimo punto, l’attenzione dei lettori-cittadini-consumatori, venduto, ieri mattina e forse in altre sedute del Parlamento da parte della maggioranza, come un allineamento agli ordinamenti degli altri paesi europei e cioè che questo lodo si giustifica anche perché in altre nazioni è vigente da tempo e serve a preservare le alte cariche istituzionali.

Niente di tutto ciò. Le altre democrazie prevedono l’immunità solo per il Capo dello Stato e non anche per il presidente del Consiglio e per i presidenti di Camera e Senato.

Proprio di ieri mattina è la diffusione del dossier dell’Ufficio studi del Senato che in circa duecento pagine evidenzia che questo provvedimento è un’anomalia tutta italiana.

Se, infatti, si ripercorrono le tappe storiche di quest’istituto si scopre che l’immunità è stata concepita come scudo di protezione per i parlamentari da parte di chi esercita il potere.

I nostri padri costituenti quando nel 1948 introdussero nella Carta l’istituto dell’immunità, lo fecero sotto la spinta antifascista per mettere al riparo il giovane parlamento repubblicano da una magistratura fino a quel momento totalmente sotto il regime. Da questo presupposto deriva che, come si legge nella relazione dell’Ufficio studi del Senato, "nelle Costituzioni dei paesi membri dell’Unione europea e degli Stati Uniti, il capo del potere esecutivo e i ministri possono essere legalmente chiamati a rispondere delle loro azioni in sede penale e civile". La Costituzione italiana già tutela "la funzione e gli atti ad essi correlati", i cosiddetti atti funzionali. Per il resto ogni potere - tutti i poteri - a cominciare da quelli del Presidente della Repubblica - incontrano il limite che per i fatti estranei all’esercizio delle funzioni vige il principio di uguaglianza: tutti uguali di fronte alla legge.


Nell’ambito, invece, delle altre costituzioni europee, la sospensione del procedimento penale fino alla scadenza del mandato per gli atti penalmente rilevanti e privi di rapporto con l’esercizio delle funzioni di Presidente della repubblica "è prevista solo nella Costituzione greca (art.49), in quella portoghese (art.130) e in quella francese". La Francia è una repubblica presidenziale e quando nel 2007 fu introdotta l’immunità per il Presidente-premier, ci fu un dibattito furioso, si parlò di "colpo di mano" e comunque fu necessaria una revisione costituzionale. La modifica non avvenne cioè, come in Italia e con le differenze tra i due ordinamenti, per via ordinaria in un batter di ciglia
.


In Germania, al contrario non è prevista nessuna immunità. La Repubblica federale di Germania (art.1, legge 1953) "considera il Cancelliere e i ministri dell’esecutivo titolari di una funzione pubblica e applica ad essi la disciplina generale dei funzionari del pubblico impiego". Cioè sono processabili sempre e comunque se commettono qualche reato. Se i ministri sono anche membri del Bundestag, il Cancelliere e i membri del governo godono dell’immunità parlamentare, cioè la non perseguibilità ma solo per opinioni e voti espressi nel Bundestag.

Questo è già previsto anche in Italia.

In Spagna, Regno Unito e altre monarchie, i reali godono dell’immunità assoluta. Così, soprattutto, i Borboni in Spagna e i Windsor nel Regno Unito. A loro le rispettive Costituzioni assicurano "l’inviolabilità assoluta". Ma, osserva il dossier dell’Ufficio studi, "stiamo parlando di monarchie dove il capo del governo, da non confondere con il Re, riveste una posizione costituzionale non dissimile da quella dei ministri che sono normalmente perseguibili.

Negli Usa, diversamente dagli stati europei, la legge è uguale per tutti. I padri fondatori americani non hanno avuti dubbi. E l’articolo II, sezione 4 della Carta prevede che "il Presidente, il Vicepresidente e ogni altro funzionario civile siano rimossi dall’ufficio ove, in seguito ad accusa mossa dal Congresso, risultino colpevoli di tradimento, concussione e altri gravi reati". In poche parole la Costituzione americana non contiene alcun riferimento esplicito all’immunità del Presidente, del Vicepresidente e dei titolari di alte cariche pubbliche federali.

Un paio di esempi: Clinton dovette spiegare pubblicamente i suoi rapporti con Monica Lewinsky; Nixon fu costretto alle dimissioni dallo scandalo Watergate e poi sottoposto a processo.
Nel documento dei
cento costituzionalisti italiani presentato al Quirinale si afferma che: "L’immunità temporanea per reati comuni è prevista solo nelle costituzioni greca, portoghese, israeliana, francese con riferimento però solo al Presidente della Repubblica. Analoga immunità non è prevista per il Presidente del consiglio e per i ministri in alcun ordinamento di democrazia parlamentare paragonabile al nostro."

Quindi, non si capisce perchè il ministro Guardasigilli ancora ieri mattina in Parlamento abbia ripetuto che il Lodo ( il suo lodo) mette l’Italia in linea con le norme degli altri paesi. Alla luce di queste notizie, l’affermazione del ministro non corrisponde affatto a verità.

E’ importante, dunque, a questo punto, visto che si sta raschiando il fondo del barile, che i cittadini-consumatori italiani, invece di essere in balia dei politici di turno, esigano risposte concrete ai loro problemi ed esigenze, senza farsi fuorviare dalle parole e dalle promesse, pretendendo fatti e riconoscendo a se stessi la dignità di chi è consapevole di valere, impedendo ai vari di furbetti di pensare di farla franca anche questa volta, con la certezza di stare a governare un popolo di ignoranti. Tutt’altro.

 

Maria Cipparrone

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